Una regista anagraficamente giovane, per quanto artisticamente matura nello spazio del Piccolo ha messo in scena un classico della Grecia antica. Nelle sue note di regia Serena Sinigaglia scrive che nei classici trova la risposta al suo bisogno di epos, di storie grandi e memorabili. Ha scelto Aristofane perchè il testo le ha consentito di portare in scena brave attrici per tanti ruoli e perché voleva divertire e divertirsi. In effetti ci sono più livelli di comicità in Aristofane: uno "basso," greve e un livello più alto dove la comicità si fa satira. Ed è una riflessione amarissima di un uomo che assiste impotente al degrado di un sistema politico e sociale. Per poter guardare con distacco al mondo attorno a sé indossa la maschera del sarcasmo, del paradosso, del grottesco, dell'ironia disperata. Uno spettacolo vivo e pulsante in cui si sente palpitare il lavoro collettivo che parte dalla traduzione di Laura Curino, dalla rielaborazione drammaturgica di Renata Ciaravino e della stessa Sinigaglia. Quindici interpreti si contendono la scena ideata da Maria Spazzi costituita da tavoli ricoperti di rame disposti come per un grande banchetto che accentua la coralità della commedia. In una cifra stilistica ispirata agli anni Venti del Novecento sono i costumi di Federica Ponissi dove i travestimenti sono resi evidenti per distinguere i personaggi maschili en travesti. Un testo godibile ma a tratti amaro e per niente consolatorio che ci consegna una satira politica e di costume del primo grande autore comico del teatro universale.